Giuseppe Silvi
di Giuseppe Silvi
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Ho svoltato «a sinistra». Decidere di fermare la mia attività di professore per intraprendere il percorso dottorale non è stato immediato o, per essere completamente onesti, è stata una mediazione con me stesso che mi ha dato da pensare, a lungo.

Quando operi una scelta di percorso, quindi una scelta spaziale, sai perfettamente che prima, in un ordine delle cose più basso, più tecnico, ciò avviene per un cambio temporale. Il suono ci insegna che senza tempo non c’è spazio, che questo è ambiente in funzione del tempo. Quando operi un cambio di percorso agisci sempre in relazione con l’altro, cambi sì, per l’altro. In realtà per sé stessi, per me stesso, non ho cambiato nulla: ho desiderato un percorso dottorale fin dalle prime ricerche personali da studente. Sono nato ricercatore? Non lo so… non ho la minima idea di cosa questo possa significare.

Ho un desiderio. Desidero condividere l’esperienza del dottorato con gli studenti, con gli amici che in questo cambio di percorso dovrò necessariamente, seppur temporaneamente, lasciare. La vivo come una brusca interruzione e voglio inventare, quindi trovare, qualcosa che ci tenga osservati, in un rapporto di vicinanza. Questo diario di ricerca vuole essere uno strumento di contatto, un gioco d’educazione alla puntualità. Finalmente.

Il dottorato promuove una prospettiva di ricerca basata sulla pratica artistica della musica (Ricerca Artistica Musicale, “Artistic Research in Music”), dove competenze artistiche e tecnico-scientifiche convivono nella stessa persona (musicista) o gruppo di persone. Il percorso dottorale favorisce perciò un dialogo serrato e fertile fra diretta esperienza creativa della musica e ricerca nella musica, aprendosi inoltre alle arti sonore (sound art) e alle arti performative in genere. Mediante un indirizzo metodologico e critico di tipo transdisciplinare, viene promossa una visione trasversale a saperi diversi, afferenti alla concreta prassi musicale e alla ricerca tecno-scientifica, alla ricerca musicologica e all’ambito degli studi culturali delle comunicazioni sonore (sound studies, voice studies, ecc.) e delle pratiche performative in generale (performance studies). Tale trasversalità punta a far emergere innovative linee conoscitive e di prassi artistica, nonché a rinnovare strategie e pratiche di tutela del patrimonio culturale italiano e internazionale. 1

Non ho effettuato altre candidature oltre il DREAM. In passato ho dovuto misurare le mie intenzioni - ridimensionandole a colpi di fallimenti - nel tentativo di essere letto, ascoltato nella condivisione di ciò che per me è ricerca quotidiana. Ho letto nel progetto DREAM la possibilità di poter essere letto, ascoltato, e l’ho colta. Credo che il DREAM sia il luogo adatto ad ospitare la mia urgenza di ricerca musicale.

Il progetto che ho consegnato si chiama canto alla durata. È un progetto che ha le sue storie (2018, poi 2021…) e alcune di queste storie le racconterò man mano che riemergeranno dal nuovo lavoro. È un processo che si articola fondamentalmente su due movimenti: un movimento fisico legato alla prassi elettroacustica finalizzata alla scrittura musicale; un movimento mentale, una postura, che induca a fare teoria dell’esperienza musicale. Il primo dà il nome all’intero progetto, canto alla durata e prevede l’azione incessante di hacking e costruzione elettroacustica attorno agli strumenti tradizionali, inseguendo l’utopia di una “prima scrittura” che non confonda gli obiettivi linguistici con quelli musicali e che liberi un campo della scoperta, un dominio dell’invenzione (un trovare attraverso intuito-azione). Il secondo, la postura, preme verso una teoria, vuole risolvere in una teoria, in un quadro mentale che illumini, che avvolga il cerchio dell’ossessione. I due sono legati da un’indagine sulla memoria, su ciò che in noi partecipa all’elaborazione complessa di un’esperienza musicale.

Insieme a questo diario, ho avviato una pagina-raccoglitore per condividere materiali che assumono una loro autonomia formale. Piccole durate. ;)

Pur partendo da un chiaro obiettivo di vicinanza con gli amici di discussione, ho la speranza che questo metodo di lavoro ordinato da un appuntamento diario possa generare altre curiosità e discussioni inattese. Sono pronto! Cammino.